Te l’ho mai detto quanto sono stato orgoglioso di te, quest’estate sulla ciclabile da Sanremo a Ospedaletti?! Con quella bici sgangherata, chè già stare in equilibrio è stata un impresa, pedalavi sotto il solleone come se nulla fosse, come se non ospitassi ancora dentro di te il fardello che ti ha accompagnato per 6 mesi! Eri là (quasi sempre) davanti a me che sfidavi tutto e tutti, come quei pioieri indomiti del ciclismo di una volta, quello delle bici pesantissime e le camere d’aria di cartavelina, che scalavano le Alpi e i Pirenei, su piste sassose senza adeguate protezioni….ma lo facevano lo stesso, senza pensare che stavano rischiando la vita, che stavano mettendo alle spalle fatica, dolori, solitudine nell’ascesa verso una Gloria Immensa. Tu come loro, volavi su quella ciclabile, come se fossi figlia di Mercurio, come se nessuna zavorra di premesse sul collo, sul miasteno, sulla spalla, come se tutti i tuoi pulsanti amici non fossero mai esistiti che in un brutto sogno! Sapessi quanto sono stato orgoglioso di te, Amore Mio Fortissimo, quanto mi hai emozionato, vederti circumnavigare l’Alpe del Giumello, nonostante le impervietà di un terreno tutt’altro che per dilettanti, che tuttavia non ti ha fatto demordere neanche davanti al più arduo dislivello, cose se fossi sempre stata avvezza a simili imprese, tu figlia del mare, che semplicemente hai ignorato i tuoi limiti ed il tuo ospite indesiderato.
Sapessi quanto ho pianto tutte le volte che in questi mesi durissimi, abbiamo bisticciato, quanto mi sono sentito pusillanime per le volte che ti ho urlato contro, anche se conscio che era anche un modo per spronarti a reagire alle difficoltà, all’indifferenza degli altri, alle false amicizie, alla solitudine, alla lontananza da quell’ideale di Bellezza della quale volevi (anzi, che pretendevi!) circondarti in tutti quei momenti oscuri; spesso ho desiderato staccare la spina, scappare, dire basta, ma sono sempre tornato in me e…sono sempre rimasto accanto a te, a guardarti scalare le montagne che ti si sono presentate, tu Ariete nata in riva al mar di Magna Grecia, tu fiera erede di Sparta, non hai avuto paura di piangere il tuo dolore, spingendomi a restare per asciugar le tue lacrime, con i miei abbracci ed i miei baci, ad aspettar di vederti finalmente libera di ricominciare a Vivere senza più il Male, a ricominciare a cercar di circondarti di Bellezza.