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Roche – A fianco del coraggio
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Non c’è due senza tre
Scendo le scale, davanti a me Argo, un pastore australiano, che non vede l'ora di uscire. Esco nel cortile, la nebbia avvolge tutto e rende questa corte ancora più bella. Qui d'inverno, nel bel mezzo della pianura padana a casa di Stradivari, è spesso così, tutto ha un senso quasi incompiuto, le mura che cintano la cascina, le campagne attorno, le bici che sbucano dal nulla, improvvisamente.
Strano per noi che veniamo dal Trentino.
Antonella è pronta, partiamo. Lei è sorridente, scherza, apprezza il paesaggio morbido e lattiginoso. Un pedone mi passa vicino, i sensori di parcheggio ululano, Argo abbaia, forte, Antonella gli parla in modo sereno e lui si calma. Mi stupisco, sono io l'agitato, invece lei è, forse sembra, tranquilla.
Siamo arrivati alla clinica, mi dice - vado io, aspettami qui-. La vedo sparire in fondo al viale di questo vecchio e austero manufatto, che sembra ricordare, a chi ne oltrepassa la soglia, che i suoi verdetti sono insindacabili e decisivi per il proprio cammino.
Ieri mattina, 15 dicembre 2021, Antonella ha fatto la PET voluta da Daniele, il professore da cui è in cura, da poco. Siamo venuti da lui, la prima volta, qualche settimana fa per un consulto; a ottobre le hanno diagnosticato un tumore al seno, il terzo in 10 anni!
La prima volta, qualche anno dopo la nostra separazione!
Adesso, forse una recidiva, forse un nuovo oscuro passeggero, dopo due operazioni.
Il professore, vuole avere la situazione chiara e aggiornata, ecco il motivo della PET, avere certezza che le cellule cancerogene siano esclusivamente al seno.
Uscendo dal suo studio, Antonella piange, di gioia, ha trovato una persona, il professore, dall'umanità spiccata, a cui affidarsi. Ma le altre volte non è stato così. Lui la abbraccia e le dice che tutto andrà per il meglio.
Eccola, sta tornando, non è sorridente, è nervosa, in mano una busta bianca, chiusa. Parto, tra 10' arriviamo in ospedale, ci aspetta il professore.
C'è traffico, in macchina, invece, silenzio!
Argo abbaia per un'ambulanza che passa, Antonella non gli parla più, sta aprendo la busta.
Legge, capisco che cerca freneticamente le righe che descrivono dov'è il passeggero oscuro, dice, -...ma è nel fegato - vorrei bloccare la macchina per leggere e capire, ma non posso.
-...e nei polmoni
- Vedrai che interpreti male - cerco di calmarla, le ripeto che il professore ci spiegherà.
E sempre più convulsa la lettura.
-...e anche nelle ossa, è dappertutto!
Le parlo, ma non mi ascolta, il suo pensiero è altrove, più avanti, senza freni.
Non so cosa dire, sono annientato, lei invece è lucida
-...se è arrivata la mia ora lo accetto, non ho paura, mi basta non soffrire.
Impossibile trovare una parola che abbia un senso.
Parcheggio davanti all'ospedale, anche Argo non fiata.
Bussiamo, ci sta aspettando. Legge d'un fiato il referto, ci guarda e ammette - speravo in una situazione migliore, decisamente.
Antonella, si rintana nei suoi pensieri, io annoto mentalmente l'analisi che fa il professore, ma capisco solo che è veramente dura, durissima, è metastasi!
L'ultima domanda
- Guarirò?
- No, ma, possiamo trovare un'equilibrio tra cure, malattia e qualità della vita. Dice lui.
-
Gli siamo ancora seduti davanti, ma sia io che Antonella, non siamo più li. Non ho idea di cosa pensi lei, io penso a Benedetta, nostra figlia, a come dirglielo, ha 28 anni, ed è la terza volta che le si chiede di accompagnare la mamma in questa realtà così difficile.
Rileggo ciò che ho scritto, è il 14 marzo 2023, la battaglia è sempre più dura, ma Antonella è a casa con Benedetta.