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Roche – A fianco del coraggio
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18 maggio 2022 Fabio questa volta mi hanno fatto anche istologico, mi ha fatto molto male.
Gelo, nel sangue, nel corpo, nei pensieri.
Solo nel nostro negozio servo le persone che entrano senza capire cosa dicono.
Fermatevi non voglio più nessuno, ho bisogno di pensare.
Basta!
So già tutto senza sapere, senza che nessuno mi spieghi, senza che arrivi il risultato dell'esame. Il problema è come gestirlo, come mantenere il sorriso e dare la motivazione a Debora, ai nostri figli.
Scelgo velocemente di essere forte, come sempre lo sono stato. In realtà, mentre vado a casa in scooter regalo lacrime al vento ma devo arrivare da Debora carico di energia.

È cosi che entro in casa. Con il sorriso più grande di sempre chiedendo notizie ma soprattutto cercando di evitare le parole scontate tipo: .
Non lo dico perché penso che quando una persona crede o sa di avere un tumore si affida in automatico alla scienza, ai medici, alla fede, sapendo però che sarà dura o anche durissima, sapendo che ce la farà ma anche che, forse no.
Vedo nei suoi occhi la tensione e l'agitazione che queste situazioni ovviamente danno a chi conosce e non è stolto. Vedo nei suoi occhi la disperazione dell'essere diventata nonna da pochi giorni e magari non riuscire a godersi il nipote ma anche la rabbia del non poter essere d'aiuto a nostra figlia ora neo mamma. Vedo nel suo volto la domanda di tutti, perché a me, perché a solo 49 anni.

I miei pensieri vagano continuamente giorno e notte pensando al comportamento da tenere il giorno dell'esito definitivo. Per la testa mi passa tutto, non ne parlo con nessuno anche se mi farebbe bene ma nessuno mi chiede nulla.
Sprono la Vale e Luca, i nostri figli, alla positività e a parlare con la mamma. Hanno 31 e 25 anni, capiscono subito e subito diventano magicamente d'aiuto.
Non con me, io sono forte ma ora piango silenzioso in disparte. Mi sono visto solo, accanto al suo letto, accompagnarla in ospedale a fare terapie che ti distruggono. Le conosco queste situazioni, le ho già vissute.

Arriva il giorno dell'esito. Empatia e gentilezza in questi reparti e ambulatori sono di casa. Come pensavamo: mammella dx - canciroma duttulo-lobulare infiltante di grado istologico 2.

Operazione fatta il 19 uglio. Mastectomia del seno destro. Fortunatamente i linfonodi non sono stati attaccati.
Santa prevenzione.
Capite cosa vuol dire fare i controlli preventivi. Vivere, vuol dire vivere.

E oggi? Oggi tra antitumorali e punture di enantone saliamo e scendiamo le montagne dell'umore passando dalla cima alla valle più bassa anche nello stesso giorno. A giorni dolori articolari la devastano, le noci sono impossibili da schiacciare, i tappi delle bottiglie sono diventati impossibili. Dalle mani cade tutto infatti si sono rotti più piatti e bicchieri negli ultimi tre mesi rispetto si trent'anni di matrimonio.
Nonostante tutto, credo di essere riuscito nel mio intento. Ironia, positività e nessun vittimismo perché oggi siam qui in questa bella vita e la prendiamo al meglio per esserci anche domani e dopodomani.
Unica pecca in tutta questa avventura? L'essere solo. Tutti disponibili a dire: . Nessuno mi ha mai chiesto come sto.
Chi vive al fianco e sostiene un malato di tumore ha bisogno di questo, di qualcuno che chiede come stai, come ti senti. Qualcuno che ti lascia parlare davanti a un piatto di tagliatelle al ragù.