Torna alle storie
Roche – A fianco del coraggio
Voti totali:
Ero ancora sui banchi di scuola quando, in un giorno qualunque di settembre, ho incrociato per la prima volta il suo sguardo. Non avrei mai immaginato che quei grandissimi occhi scuri avrebbero cambiato per sempre la mia vita.
Ricordo ancora l’emozione della prima volta che Federica mi ha sorriso, è stato come quando il sole compare all’improvviso e inonda di calore e luce ogni cosa; mi sentivo felice…e volevo solo lei. Nel giro di poco tempo siamo diventati l’uno l’ombra dell’altro, senza neppure accorgerci del tempo che passava, perché l’importante era stare insieme…per sempre.
Un giorno, però, la nostra esistenza felice e la nostra gioia di programmare un futuro insieme sono stati stravolti. Poteva una piccola protuberanza sulla coscia cambiare la nostra vita? Purtroppo, sì. Dopo numerosi e invasivi controlli la diagnosi è stata “fibromatosi desmoide”: tumore.
Nel giro di poco tempo, esami clinici, operazioni chirurgiche e controlli medici, hanno sostituito le nostre passeggiate, le nostre uscite con gli amici e i nostri hobby, trasformando la nostra vita in un incubo.
Federica era spaventata e preoccupata, e il suo corpo non sopportava la chemioterapia, ma io ero lì con lei, ogni istante, ogni momento, ricordandole che insieme avremmo affrontato qualsiasi cosa, con pazienza e amore e che nulla mi avrebbe allontanato da lei. Asciugavo le sue lacrime e cercavo in tutti i modi di strapparle un sorriso, perché non riuscivo a sopportare di vederla soffrire.
Ma il destino aveva in serbo per noi ancora qualcosa di inaspettato e doloroso, nuove e difficili prove da superare.
Anche io, purtroppo, cominciai ad avere problemi di salute. Inizialmente potevano sembrare patologie legate ad una intolleranza alimentare, ma poi la diagnosi fu “colangite sclerosante primitiva associata alla pancolite ulcerosa”.
Io non capivo nulla, non volevo sapere neppure cosa fosse, volevo solo che passasse in fretta, perché il mio unico pensiero era Federica. Non potevo permettermi di stare male. Mi sentivo smarrito e confuso. Dovevo essere forte per lei che stava affrontando tutte quelle terapie e non potevo diventare un peso. Purtroppo, però, la mia vita era in pericolo: solo il trapianto del fegato poteva salvarmi.
La situazione si era improvvisamente ribaltata. Ora era Federica a preoccuparsi per me. Provavo rabbia, angoscia, delusione, perché dopo il trapianto ero arrivato a pesare appena 50 Kg e non riuscivo neppure a reggermi in piedi. Lei aveva bisogno di me e del mio supporto; come potevo aiutarla in quelle condizioni?
Ma proprio la sua dolcezza, le sue premure e la sua presenza diventarono per me fonte di rinascita, l’unica luce capace di restituirmi energia per affrontare un cammino buio e difficile. Ora, dopo tanti anni, siamo ancora l’uno l’ombra dell’altro, ma questa volta consapevoli di dover convivere entrambi con qualcosa che non potremo mai controllare, ma che possiamo combattere. Adesso viviamo giorno per giorno aspettando il momento di diventare marito e moglie, perché la malattia può debilitarci, può rendere le nostre giornate insopportabili, ma non potrà mai distruggere i nostri sogni.