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Roche – A fianco del coraggio
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Il responso: carcinoma al seno IV stadio metastatico.
Il più è iniziato nel 2016: soprattutto dolori alla schiena. Mia figlia mi dice "ma dai...fatti vedere" Al neurochirurgo interpellato non sembra granché, ma meglio fare una risonanza. Quando il radiologo la vede non sa cosa dire e soprattutto come dirlo. Il midollo è un colabrodo, una vertebra sta scivolando su un'altra ed una è proprio crollata. Il bacino mmmm, il femore mah. Urge visita da un ematologo. Anche questo è un amico, è contento di vedermi, ma guarda la risonanza e non mi sorride più. "Voglio farti ancora una biopsia alle ossa, perché il quadro non mi è chiaro" mi dice. La faccio. "Mi dispiace, ma le cellule malate arrivano dal seno". Anche in anatomia patologica cercano di qua e di là: sì forse c'è una depressione nel seno sinistro, ma non si opera. Bene, penso, almeno mi tengo il mio seno. Scintigrafia, risonanza total body, TAC...l'oncologo dice che con la terapia ormonale ce la faremo. Una bomba di radioterapia e terapia del dolore per sopportarlo. Finisco al pronto soccorso e poi in medicina d'urgenza, perché una sera, mentre mio marito mi sorregge per raggiungere il letto, non riesco a stare più in piedi: sono disidratata e con il potassio basso il cuore ha fatto un po' le bizze. Mi trasferisco in una clinica ad aspettare che le vertebre mi permettano di rimettermi in piedi. Il neurochirurgo mi fa usare un busto con delle belle stecche rigide. Torno a casa e vado in depressione: ho paura a rimanere sola, non riesco ad addormentarmi perché mi sembra di non respirare. Un bravo psichiatra mi rimette a posto in un mese con una terapia leggera, ma efficace. Passo dalla sedia a rotelle al deambulatore e ad una stampella e a Natale cammino per brevi tragitti da sola.
Il 28 dicembre TAC di controllo. Alla sera mi chiama il medico: devo andare all'ospedale, perché la TAC ha evidenziato una rottura al femore. Mi crolla addosso tutto. Mi mettono la protesi a Capodanno. La fisioterapia per le vertebre dà i suoi frutti e mi riprendo. Di nuovo sedia a rotelle, deambulatore e stampelle. Una bomba di chemioterapia, quella ormonale non ha funzionato, mi fa venire una rarissima mucosite e così divento una diva. Terapia laser ogni giorno e la mia bocca fotografata da ogni angolazione.
Sono ormai 9 mesi che i marcatori tumorali sono tornati normali. Ho ripreso in mano la mia vita: cammino, guido, bado alla casa e ai nipotini. Esco con mio marito e rivedo tutti gli amici. Continuo a fare la chemio.
Il mio oncologo mi ha confessato che mi porta ad esempio a chi si abbatte, perché quando mi ha vista la prima volta non avrebbe scommesso su di me.
Mi son sempre truccata per uscire anche quando ero molto dimagrita e certamente non ero un bel vedere.
Non ho mai pensato che fosse il momento di andarmene. Non potevo lasciare mio marito, i miei figli, i miei nipoti. E poi la spinta finale me l'hanno data gli amici che quando mi hanno vista "rientrare in società" mi hanno fatto sentire amata. Li ho visti addirittura piangere quando mi han rivista. Ho pensato che dopo tutte queste dimostrazioni d'affetto non potevo deluderli.
So che non finisce qua, non per niente ho lavorato con esami diagnostici e malattie in ospedale per 41 anni, ma per ora me la godo e cerco di non pensarci.
Alle donne nelle mie condizioni dico di non mollare.
Lottate, siate assetate di vita, non fermatevi ai primi ostacoli, la vita è nostra ed è tutta da vivere!
Amanda