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Roche – A fianco del coraggio
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Sono un medico. Anche mia moglie è un medico.
Ieri, rientrando a casa in macchina dal nostro “rifugio del cuore” (i nostri trulli in collina), abbiamo ascoltato per radio il vostro messaggio; ci siamo guardati negli occhi ed è scattato il desiderio di condividere questa nostra esperienza.
Tutto ha avuto inizio undici anni fa con un dolore che persisteva da molto tempo; fatti i dovuti controlli la diagnosi è stata severa: carcinoma mammario infiltrante (nonostante una mammografia routinaria eseguita sei mesi prima fosse risultata negativa!). Sono stato sempre al suo fianco, ammirando la sua capacità di studiare il proprio caso clinico con serenità, come se non la riguardasse personalmente. La partecipazione affettiva di parenti, amici, colleghi e collaboratori è stata determinante per affrontare immediatamente e serenamente l’intervento chirurgico.
In queste situazioni è importante avere fede in un Aiuto Superiore, oltre che fiducia nella Scienza Medica! Per fortuna la fede religiosa non ci è mai mancata, anche quando le sofferenze provocate dalla chemioterapia erano tante, quando l’attesa per l’esito dell’ultimo esame di laboratorio era angosciante, quando temevi che nel tuo futuro non potesse esserci più una vita normale. Ho accompagnato mia moglie in tutte queste tappe, prendendola per mano, cercando di trasmetterle fiducia e sicurezza.
La domenica prima del ricovero siamo andati a Messa nella Basilica dedicata alla Madonna del Pozzo, dove si è manifestato un evento soprannaturale! Era una giornata uggiosa, con dense nubi scure. Durante la celebrazione mi accorgo che mia moglie fissava la finestra situata al disopra dell’altare maggiore e dell’Icona della Madonna. Le nubi passavano velocemente ed all’improvviso venivano squarciate da un raggio di sole che andava ad illuminare un affresco raffigurante la Natività, situato sulla parete laterale della chiesa, subito accanto al banco sul quale lei era seduta. Mi sono accorto che tremava e piangeva, e non capivo il perché. All’uscita dalla chiesa, singhiozzante, mi ha raccontato di aver udito una voce che diceva:
”tu devi continuare a far del bene alla gente”.
Di certo il messaggio era riferito alla sua attività professionale, che ha sempre considerato come una “Missione”. Con questa serenità d’animo lei ha affrontato tutte le tappe successive all’intervento (chemioterapia, terapia radiante, oltre ai continui controlli), trasmettendo ai suoi pazienti, oltre alla specifica competenza professionale, anche tanta forza interiore, determinazione e coraggio.
Certo ci ha aiutato anche il “rifugio del cuore” dove, oltre a coccolarla, ogni mattina potevo offrirle frutti appena raccolti, con la certezza che contenessero “energia vitale”.