Questa è la triste storia di Fedela, mia suocera che nel 1994 a 54 anni le viene diagnosticato un tumore in fase terminale con metastasi che invadono la colonna vertebrale. I medici, nel comunicaci l'agghiacciante sentenza, sostengono che non vivrà più di 4 mesi. Per mia moglie Cristina, mio suocero Giovanni e me, ovviamente è una coltellata al cuore, uno tsunami che di travolge e ti spazza via senza che te ne accorgi.
Fedela, consapevole di avere un brutto male non ha mai chiesto nello specifico di cosa si trattasse e non ha mai chiamato la sua malattia con quel nome. Ma siamo certi che in cuor suo sapesse perfettamente cosa fosse.
Giovanni si chiude completamente in se stesso, piange, e diventa quasi incapace di interagire. Anche Lui non accetta questa sentenza e spera in uno sbaglio o in un miracolo.
Per contro Cristina, se pur molto impegnata nel suo lavoro, si dedica in modo quasi sovrumano a Sua mamma. La mattina presto è già in ospedale per darle il primo buongiorno, lavarle il viso, cambiarla e accarezzarla, la sera, dopo il lavoro e, oltre l'orario delle normali visite è accanto a Lei per raccontarle la sua giornata, per coccolarla per amarla, sempre con un dolce sorriso sul viso malgrado immediatamente dietro quella parvenza ci sia l'atroce dolore, il buco allo stomaco, il pianto disperato, la consapevolezza che non ci sarà molto tempo. Questo, ripetuto ogni giorno, 7 su 7, a Natale e a Capodanno, Cristina è con la Sua mamma.
Anche i medici del reparto oncologia dell'ospedale Giovanni Bosco a Torino, riconoscono che Cristina è la prima ad arrivare e l'ultima ad andare via e si dimostrano disponibili, comprensivi e amorevoli.
Sperando anche noi nel miracolo, decidiamo di recarci a Parigi, nell'ospedale di Villejuiffe, eccellenza per la cura del tumore, per chiedere un parere sullo stato del male, auspicando una guarigione, ma anche qui ci confermano l'atroce sentenza.
I giorni a venire sono devastanti, ma Cristina è assolutamente dedita a sua mamma, la accompagna a fare le sedute di chemio e radio terapia, con i medici si raccomanda che non le dicano mai di cosa è affetta per non farla sprofondare in un ulteriore sconforto, le prepara gustose pietanze per invogliarla a mangiare, le cambia la camicia da notte e la lava con amore.
Una sera, era il 31 dicembre, Cristina era ovviamente con Lei, seduta accanto nel letto, io ero a casa dei miei genitori.
Ad un certo punto Fedela guarda Cristina e le dice:" mi spiace che tu e Rodolfo non siate insieme questa sera, sai, le cose lunghe alla fine stancano".
Cristina scoppia in un pianto, abbraccia sua mamma e le dice:"Vedrai che presto saremo dinuovo tutti insieme e festeggeremo ogni giorno insieme".
Fedela muore il mattino del 9 gennaio 1999, sono passati 5 anni dal giorno in cui ci diedero questa atroce notizia a differenza dei 4 mesi sentenziati dai medici e, questo grazie oltre che alle cure mediche, all'amore, alla dedizione al coraggio di chi le è stato vicino, con costanza, con comprensione, con affetto, con dedizione smisurate.
Ancora oggi, a distanza di 24 anni non c'è giorno che Cristina non nomini, non rivolga un pensiero, una preghiera alla Sua dolce mamma Fedela.